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Enya Idda

Le sculture ceramiche di Sonia Willki affrontano sia nella forma che nella manifattura la tematica del mondo femminile. I temi trattati, suddivisi in gruppi parlano un linguaggio teatrale, la serie dei “Lettini” in cui l’elemento letto è da intendersi come teatro di vita affrontano attraverso un linguaggio metaforico e metonimico la realtà degli abusi psichici, della solitudine o di perversioni più o meno velate. 

Le “Vergini” che appaiono come protagoniste di una scena che non possono essere viste o non possono parlare narrano di una purezza comunque rimasta inviolata. Ma questi stessi temi non sono affrontati né in maniera grottesca né attraverso una crudezza realistica, l’esasperazione degli elementi narranti (Letto Sadomaso) o del rapporto enfatizzato tra le proporzioni (chiodi troppo grandi per “la Malata”) evidenziano una nota ironica a chi osserva, come di una realtà esistita ma superata, di cui quindi si può parlare.

Cosi pure nella Via Lattea la tematica del nutrimento materno ma pure quello delle amputazioni (un seno da solo è diverso da un seno in coppia) balza all’occhio senza ferire, poiché la leggerezza della composizione unita al titolo rende un sorriso di intesa tra l’osservatore e l’artista.
In tutte le opere la materia è in prevalenza bianca, una scelta che toglie all’argilla la componente arcaica rendendola più attuale e accentuando il candore di un messaggio che altrimenti risulterebbe più diretto. Un gioco sottile, che lascia aperto in chi fruisce uno spaziosi interpretazione, una scelta tra ciò che è veramente stato o una enumerazione di possibili casistiche di stati emotivi di vissuti femminili.
Dove forse non è più importante sapere se la descrizione è reale o psichica, dove una donna che lucida la sua luna è l’immaginario di una casalinga che sogna o il sogno di una donna che si prepara per un importante evento.

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